Disastro Ambientale, pneumatici abbandonati in mare: cittadini sotto shock

La Osborne Reef
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Una barriera artificiale costituita da una cifra impressionante di pneumatici abbandonati in mare, un disastro ambientale.

Dall’idea di proteggere la barriera corallina e flora e fauna marine di un’area dell’Oceano Atlantico al largo della Florida, precisamente nella località di Fort Lauderdale, vicino Miami, nasce una vera e propria barriera fatta di pneumatici, ebbene sì le gomme dei veicoli come protezione, una barriera artificiale.

Peccato sia uno dei più orribili, anche a vedersi, disastri ecologici mai prodotti dall’uomo. Con la cosiddetta Osborne Reef si voleva creare una protezione contro le numerose discariche abusive che nascevano in mare dall’accumulo e l’abbandono spietato di rifiuti. Una discarica contro le discariche, non era proprio la soluzione giusta.

Tutto avvenne nel lontano 1974 vennero abbandonati, dalla mano dell’uomo, con l’intento di cui sopra detto, due milioni di pneumatici in mare. Naturalmente ognuno ha coscienza e conoscenza di quanto uno pneumatico sia inquinante, anche dall’esperienza, visto che quando si effettua una sostituzione di queste componenti si paga addirittura una tassa ecologica per lo smaltimento corretto. Inoltre va aggiunto che la barriera al largo della Florida non è l’unico mostro ecologico del genere.

La barriera di pneumatici di Osborne Reef

Se ne trovano in Australia, in Indonesia, nel Golfo del Messico. Fatto sta che il progetto di protezione nato con la Osborne Reef, grazie a tanta buona pubblicità e agli intenti dichiarati, venne accolto con entusiasmo, addirittura accorsero volontari, e il terzo colosso produttore di pneumatici, la Goodyear Tire & Rubber Company, fornì tutto il materiale che occorreva: 2 milioni di pneumatici uniti da nastro di nylon e graffette di acciaio.

In tutto questi ricoprivano una superficie di 15 ettari, la barriera artificiale si trovava a 20 metri di profondità e a 15 metri di distanza dalla costa. Un primo problema, che si rivelò sin da subito, quello di movimentazione degli pneumatici, che non essendo ancorati, viaggiavano per miglia e venivano ritrovati in ogni dove, e muovendosi andavano a sbattere contro quella barriera corallina che dovevano proteggere.

Le operazioni di pulizia e recupero nella Osborne Reef
Le operazioni di pulizia e recupero nella Osborne Reef-newsecologia.it

Un vero e proprio disastro ecologico

Poco ci volle per capire il disastro ambientale a cui si stava andando incontro. Gli pneumatici arenati erano diventati vere e proprie gabbie per le specie marine. La plastica che si staccava dagli pneumatici della Osborne Reef, proprio come succede a quelle delle automobili, che poi vengono smaltite, costituiva un terzo delle microplastiche, ingerite poi dalla fauna marina, mettendo davvero a rischio la vita dell’ecosistema.

Solo nel 2001 prese avvio il primo progetto di recupero di quel disastro ambientale. La Nova Southeastern University con la docente Robin Sherman e il recupero di 1.600 pneumatici, troppo pochi ancora. Successivamente le autorità della zona si impegnarono per lo stesso risultato. Nel 2007 il programma DiveExEast 07, vide l’esercito americano e guardia costiera, attraverso sistemi sofisticati e tecnologici, si sono messi al lavoro per ripulire, con quasi 180 mila pneumatici recuperati, non tutti viste le cifre enormi ma già una buona parte.