Patatine fritte perchè fanno male? Ma è veramente come dicono?

Le patatine fritte sono il cibo più amato in assoluto da ogni fascia di età! Ma perchè fanno così male alla nostra salute?

Le patatine fritte rientrano nelle ricette jolly: tutti le amano. Oltre ad essere squisite, sono anche semplici e velocissime da preparare e in commercio se ne trovano di tutti i tipi. L’origine delle patatine fritte rimane contesa tra la Francia-Belgio e America-Gran Bretagna, aldilà dei meriti – nel dubbio – ringraziamo tutti per quest’invenzione culinaria. Ma perchè fanno così male alla salute?

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(Fonte: iStock)

Questa tipologia di cibo rientra nel cosiddetto Junk food, ovvero il cibo spazzatura, ma i valori nutrizionali non sono standard per ogni tipologia di patatina.

Patatine fritte: sono davvero un junk food?

Apriamo una piccola parentesi sulla categoria del junk food, è chiaro che demonizzare un tipo di alimento in assoluto non ha molto senso, è sempre necessario fare le dovute differenziazioni e considerare le porzioni quando si parla in un certo modo di un alimento.

Infatti se parliamo di patatine fritte e del loro beneficio sulla nostra salute, non possiamo certo affermare che siano salutari, dovremmo limitarne il consumo ma i motivi non sono quelli che pensiamo. Di fatto quest’alimento è così demonizzato per un motivo specifico: la presenza di grassi decisamente alta che influenza il metabolismo corporeo.

Ad esempio le patatine in busta sono caratterizzate da un elevato numero di grassi saturi, nonostante siano importanti – in generale – per la salute, il consumo eccessivo influenza negativamente il peso corporeo e sul rischio cardiometabolico.

È un prodotto caratterizzato anche da contaminanti, che si sviluppano a partire dall’ossidazione dei grassi e dalla reazione dei carboidrati, processi dovuti all’elevata temperatura di cottura.

L’ossidazione dei grassi, chiamata acroleina è un composto organico che si forma a partire dai grassi quando si raggiunge il punto di fumo, quest’ultimo è l’indice che consente di misurare la stabilità degli oli in cottura. Ovvero la temperatura limite tollerata, qualora venga oltrepassata l’olio si decompone e libera le sostanze nocive.
L’acrillamide invece considera la reazione dei carboidrati con gli aminoacidi ed è la responsabile dell’aspetto scuro del cibo quando è troppo abbrustolito.

I rischi per la salute

  • aumentano il colesterolo;
  • aumentano il rischio di diabete;
  • aumentano il rischio di malattie cardiovascolari;
  • causano ipertensione;
  • creano dipendenza;
  • irritano i polmoni;
  • appesantiscono il fegato.