Addio Latte Fresco, non lo troverai più al supermercato: il marchio storico é italiano

Latte fresco al supermercato - Fonte AdobeStock
Latte fresco al supermercato – Fonte AdobeStock

Nelle prossime settimane potremo dire addio al latte fresco, non lo troveremo più nei supermercati.

Una decisione molto particolare, questa, ma che senza dubbio ha delle basi ben solide che sono state confermate su più fronti. La prima a prendere quest’importantissima decisione è per altro uno dei marchi storici della produzione di latte e latticini in Italia.

Valutando infatti anche le normative più recenti in merito alla produzione, distribuzione e conservazione del prodotto, l’azienda ha deciso di muoversi nell’unica direzione che in effetti oggi sembra plausibile.

Nelle prossime settimane dunque dovrebbe sparire dagli scaffali il latte fresco quanto meno di questo marchio, ma non è impensabile che altri possano seguire questo esempio.

Il latte fresco è pronto a sparire dagli scaffali, cosa sta succedendo

Negli ultimi anni si sta cercando di recuperare una certa attenzione alla questione degli sprechi alimentari, una vera e propria piaga ancora oggi per la nostra società – soprattutto per quanto concerne i prodotti che arrivano sugli scaffali dei supermercati e che proprio lì si ritrovano a scadere. Proprio per questo, dove si può, ad oggi si cerca di spingere maggiormente la produzione sui prodotti che hanno una data di scadenza più lunga.

Proprio in questa situazione si è ritrovata Granarolo, che nel tentativo di combattere gli sprechi ma anche di andare incontro alle nuove abitudini dei consumatori (che ormai acquistano per l’appunto sempre di più prodotti con scadenza lunga) ha deciso di concentrare la propria produzione solo sul latte pastorizzato a temperature elevate invece di quello fresco – capace dunque di durare fino a 10 giorni anziché 6.

Latte fresco - Fonte AdobeStock
Latte fresco – Fonte AdobeStock

Latte pastorizzato, perché si preferisce a quello fresco

La scelta di Granarolo, oltre ad essere stata dettata dal desiderio di combattere gli sprechi e andare incontro alle nuove abitudini dei consumatori, è dettata anche dal corto circuito che si rischia di creare in merito alla distribuzione e ritiro delle confezioni del latte una volta arrivato a data di scadenza.

Non si può infatti dimenticare che il reso e lo smaltimento dei prodotti invenduti al supermercato è a carico del produttore. Di questa solo una parte, ancora in ottime condizioni, viene destinato alle associazioni di volontariato, mentre il resto viene smaltito anche attraverso l’alimentazione animale.

Infine è bene sottolineare che la scelta di alzare di qualche grado la temperatura per allungare la scadenza è stata dettata proprio da una legge italiana (per altro unica in Europa) che prevede la scadenza del latte dopo soli 6 giorni dal confezionamento e che, nonostante ad oggi il sistema sia più efficiente, la normativa è ancora in vigore e porta le aziende a preferire la lunga conservazione al prodotto fresco.