Rinoceronti bianchi: la fecondazione artificiale per salvarli

Sono sempre di più gli animali a rischio estinzione e fra questi ci sono i rinoceronti bianchi. Una nuova procedura potrebbe riuscire a salvarne l’estinzione: si tratta della fecondazione artificiale grazie agli ovociti prelevati dalle ultime due femmine viventi della specie.

La lotta per salvare il rinoceronte bianco dall’estinzione

Anche l’Italia ha preso parte al progetto con il laboratorio Avantea, guidato da Cesare Galli, lo stesso gruppo che nel 2018 aveva ottenuto i primi embrioni di rinoceronte in provetta.

Al progetto di salvaguardia della specie del rinoceronte bianco partecipano anche l’Istituto Leibniz per lo zoo e la ricerca sulla fauna selvatica (Izw) di Berlino, lo zoo di Dvur Králové nella Repubblica Ceca, la riserva Ol Pejeta Conservancy e la società Kenya Wildlife Service (Kws) che gestisce la fauna selvatica del Kenya.

Il prelievo degli ovociti e la fecondazione artificiale

Cesare Galli si dice soddisfatto di come si sia svolta la procedura sul rinoceronte bianco: il prelievo degli ovociti è avvenuto il 22 agosto sui due esemplari di rinoceronti femmine, Nani e Fatu, entrambe viventi nella riserva Ol Pejeta Conservancy in Kenya.

Grazie ai veterinari guidati da Thomas Hildebrandt dell’Izw e da David Ndeereh del Kws, con l’ausilio di una sonda sono stati raccolti 10 ovociti dai rinoceronti in anestesia generale.

Il passo successivo è stata la fecondazione artificiale avvenuta il 25 agosto ad opera del laboratorio cremonese Avantea: grazie a tecnologie avanzate per la riproduzione animale, è avvenuta la fecondazione degli spermatozoi congelati degli ultimi maschi della specie, morti per cause naturali.

Stando a Galli, l’obiettivo è di ottenere almeno due embrioni, ma bisognerà aspettare il 3-4 di settembre perché ci vogliono otto giorni per lo sviluppo degli embrioni.

Questi embrioni verranno congelati e trasferiti in un rinoceronte della specie meridionale che fungerà da madre surrogata.

Un altro esperimento del genere ha funzionato nel 2018 quindi i ricercatori sono fiduciosi che la procedura possa avere nuovamente successo.