Referendum trivelle, vince l’astensione. Ma le rinnovabili non demordono

 

Domenica 17 aprile  il tanto discusso referendum sulle trivelle, appuntamento che ha chiamato al voto oltre 50 milioni di cittadini aventi diritto e che si è concluso con un risultato annunciato: con l’invalidità della consultazione dato il non raggiungimento del quorum. Con appena il 31,18% di affluenza alle urne (di cui l’85,84% ha votato per il ‹‹Sì››e il 14,16% ha scelto per il ‹‹No››), l’Italia ha confermato quel che il Governo aveva già scelto come fronte dell’approvvigionamento energetico.

Il referendum era stato proposto da 9 Consigli Regionali  e chiedeva l’abrogazione della norma che legittima l’esistenza di impianti di estrazione di idrocarburi entro le 12 miglia dalle coste italiane: nel caso in cui fosse passato il ‹‹Sì››, la durata delle concessioni alle piattaforme di estrazione avrebbe avuto una scadenza certa e, al sopraggiungere di suddetta scadenza, si sarebbe dovuto procedere al loro smantellamento.

Ma con la vittoria dell’astensione,  l’Italia continuerà ad estrarre gas metano – e in una minima parte anche petrolio – fino alla naturale vita del giacimento.

Tranquillizzando l’opinione pubblica circa la non pericolosità, il Governo ha comunque precisato di essere al lavoro già da tempo sul fronte delle energie rinnovabili. Al di là del risultato di questa consultazione popolare, infatti, l’Italia continuerà comunque a lavorare sul rafforzamento di questo settore per garantirsi un approvvigionamento energetico che possa essere quanto più pulito e innocuo.