WWF lancia l’allarme: spiagge vittime del cemento

In Italia sono oltre 2 mila i chilometri di costa che sono stati oggetto di cementificazione. Un lento e inesorabile processo che dura ormai da 50 anni. In Italia si usa il cemento anche dove non si potrebbe, in zone naturali da preservare. Questa scelta sciagurata aggrava la situazione del nostro mare, che viene già messo a dura prova della pesca intensiva e dalle attività di estrazione degli idrocarburi.

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A dirlo è il dossier del Wwf “L’ultima spiaggia”. In questi anni sono stati 1860 i chilometri di costa raggiunti dal cemento, un numero impressionante. Le aree interessate vanno dal Mar ligure all’arcipelago toscano, dal Canale di Sicilia al mare Adriatico settentrionale, fino al canale di Otranto.

Ma non è solo il cemento a deturpare le nostre bellezze naturali. Anche gli impianti di acquacoltura (aumentati del 70% in 10 anni) hanno avuto un ruolo decisivo. Inoltre, tra le principali cause di corrosione delle spiagge italiane troviamo il trasporto via mare sempre più selvaggio, l’estrazione di idrocarburi e un sostenuto afflusso turistico che spinge sempre più persone ad accalcarsi sui litorali. Inoltre, le attività criminali eludono molte volte i controlli e riesco a costruire letteralmente sui litorali, creando dei veri e propri ecomostri.

Matteo D’Apolito