EmDrive, il motore che funziona senza carburante: la scoperta Nasa che potrebbe cambiare il futuro dei viaggi spaziali

NASA
NASA (Pixabay) Newsecologia.it

Un esperimento Nasa riapre il caso del motore che potrebbe cambiare il futuro dei viaggi spaziali. Ma la scienza continua a dividersi.

Può un motore funzionare nel vuoto senza bruciare carburante? È un sogno sempre rincorso dall’uomo, ma è davvero possibile?

La domanda sembra uscita da un romanzo di fantascienza, eppure è tornata tra le più discusse nei laboratori di fisica.

Da anni circola la voce di un misterioso propulsore capace di sfidare le leggi di Newton, muovendosi senza spinta esterna.

Fantasia o realtà? Gli scienziati della Nasa hanno deciso di vederci chiaro, e le ultime prove hanno acceso una discussione che promette di cambiare la storia dell’esplorazione spaziale.

Un motore che mette in discussione la fisica

Il nome con cui è diventato famoso, “motore impossibile”, dice già tutto. In realtà si chiama EmDrive, abbreviazione di Electromagnetic Drive, e rappresenta uno dei misteri più affascinanti dell’ingegneria moderna. L’idea nasce nel 1999 grazie all’inventore britannico Roger Shawyer, convinto che sia possibile generare spinta convertendo energia elettrica in movimento, senza espellere alcun propellente. Un concetto che, almeno sulla carta, infrange la terza legge di Newton.

Negli ultimi anni, diverse équipe hanno cercato di riprodurre i risultati di Shawyer, con esiti contrastanti. Tra i più noti, i ricercatori del laboratorio Eagleworks della Nasa, che hanno condotto test accurati per verificare se il motore possa davvero produrre accelerazione nel vuoto. I loro esperimenti hanno misurato una spinta minima, ma reale: 1,2 millinewton per kilowatt. Poca forza, certo, ma abbastanza da riaprire un caso che sembrava chiuso.

Laboratorio Nasa
Laboratorio Nasa (Pixabay) Newsecologia.it

L’esperimento Nasa e il futuro dell’EmDrive: sostenibilità nello spazio

Il lavoro pubblicato sul Journal of Propulsion and Power ha riportato l’attenzione del mondo scientifico sull’EmDrive, alimentando una controversia che divide la comunità accademica. Se i dati fossero confermati, il principio alla base del motore rivoluzionerebbe i viaggi spaziali, permettendo di raggiungere Marte in appena settanta giorni. Tuttavia, la maggior parte dei fisici resta scettica: finora, nessun esperimento ha fornito una prova definitiva che il motore violi davvero le leggi della fisica.

Shawyer, intanto, continua a difendere il suo progetto, sostenendo che nuove versioni del motore possano aumentare le prestazioni di cinque ordini di grandezza. Anche in Cina sono stati condotti test che avrebbero dato esiti positivi, ma restano ancora da verificare. Tra speranze, dubbi e calcoli in revisione, l’EmDrive resta sospeso tra sogno e realtà: un’idea che, se mai dovesse funzionare davvero, cambierebbe per sempre il modo in cui l’uomo guarda alle stelle.