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Il segreto del “rimborso senza reso”: quando conviene non restituire l’acquisto

Rimborso senza reso (Pixabay Domas) Newsecologia.it

Come funziona la pratica del rimborso senza reso negli acquisti online e perché alcuni colossi dell’e-commerce la adottano.

Ti è mai capitato di ricevere un rimborso senza dover restituire l’articolo acquistato?

Un fenomeno che incuriosisce sempre più consumatori digitali.

Può sembrare un errore o un regalo inaspettato. In realtà è una strategia precisa di alcune piattaforme di e-commerce.

Ecco di cosa si tratta e come riuscire ad avere il rimborso senza reso.

Una nuova frontiera nell’esperienza di acquisto

Il mondo degli acquisti online è in continua evoluzione, e le politiche di reso rappresentano uno dei campi in cui i grandi player sperimentano soluzioni sempre più originali. Tra queste, il cosiddetto “rimborso senza reso” sta guadagnando terreno. In apparenza è un gesto di gentilezza, ma dietro c’è un calcolo preciso che tiene conto di costi e benefici. Le cifre aiutano a capire la portata del fenomeno. Negli Stati Uniti, nel 2023, i resi hanno raggiunto un valore complessivo di 743 miliardi di dollari, circa il 14,5% degli acquisti online. Una percentuale in costante crescita rispetto agli anni precedenti, che genera spese logistiche colossali e perdite dovute a frodi.

Non sorprende che le aziende cerchino nuove formule per ridurre questi costi, migliorando allo stesso tempo la soddisfazione dei clienti. La logica è semplice: per un articolo dal valore contenuto, spesso costa di più gestire il rientro del prodotto che lasciarlo al cliente. Un cavo economico, un piccolo accessorio o un capo di abbigliamento difettoso rientrano in questa categoria. Da qui nasce l’idea di rimborsare l’acquisto e consentire al consumatore di tenere l’oggetto.

Pacchetto reso (Pixabay) Newsecologia.it

Perché il rimborso è una strategia di vendita

Contrariamente a quanto si possa pensare, il rimborso senza reso non è frutto di casualità. Piattaforme come Amazon e grandi retailer internazionali si affidano ad algoritmi capaci di valutare diversi parametri: valore dell’articolo, storico degli acquisti, frequenza dei resi e affidabilità del cliente. In questo modo la decisione diventa automatizzata e mirata, un vero e proprio “premio fedeltà” non ufficiale. Per i venditori, i vantaggi sono evidenti. Oltre a tagliare le spese logistiche, la strategia rafforza la fidelizzazione dei clienti: chi sperimenta un processo di reso semplice e conveniente è più incline a tornare a comprare. Inoltre, evita l’accumulo di articoli resi difficili da rimettere in vendita.

La pratica è già diffusa in settori come l’elettronica di consumo, l’abbigliamento e i piccoli accessori, dove la logistica inversa rischia di annullare ogni margine di guadagno. Esistono però limiti e contromisure. Non tutti i prodotti sono soggetti a questa modalità e non tutti i clienti ne beneficiano. Alcuni marchi, al contrario, stanno introducendo commissioni sui resi per contenere gli abusi. In prospettiva, il “rimborso senza reso” si candida a diventare uno strumento sempre più diffuso, frutto dell’equilibrio tra sostenibilità economica e fiducia reciproca tra venditori e consumatori.

Published by
Barbara Guarini