economia

CEDOLARE SECCA 2025: sanzioni più chiare e minimi garantiti, ecco cosa devi sapere

Cedolare secca, nuove regole (Pixabay) Newsecologia.it

Cedolare secca 2025: nuove sanzioni e regole per gli affitti. Cosa rischia chi dimentica o sbaglia la dichiarazione dei redditi.

La cedolare secca continua a piacere ai proprietari di immobili. È semplice, sostituisce l’IRPEF, evita l’imposta di registro e quella di bollo. Un pacchetto fiscale che negli ultimi anni ha convinto migliaia di locatori.

Eppure dietro i vantaggi c’è un rovescio della medaglia: le sanzioni. Con il Decreto Legislativo 87/2024, entrato a regime dal settembre scorso, il sistema è cambiato in profondità.

Non più percentuali variabili e spesso incerte, ma multe fisse, con importi minimi che rendono l’errore più pesante e inevitabile.

Il 2025 è quindi il primo anno in cui i contribuenti sperimentano le nuove regole nella loro interezza. È importante, quindi, conoscerle per non incorrere in sanzioni.

Cedolare secca: cosa succede se non si dichiara

Fino al 2024, chi dimenticava di dichiarare i redditi da affitto rischiava una sanzione compresa tra il 240 e il 480% dell’imposta dovuta. Un range ampio che lasciava spazio a interpretazioni. Da settembre la musica è cambiata. Oggi, nel 2025, chi omette completamente la cedolare secca si trova davanti a una multa pari al 240% dell’imposta, con un minimo fisso di 500 euro.

Non importa che l’affitto sia alto o basso: la soglia di partenza resta questa. Lo stesso vale per gli errori “più leggeri”. Se in dichiarazione viene indicato un reddito inferiore rispetto a quello reale, la sanzione è pari al 140% dell’imposta, con un minimo di 300 euro. Anche in questo caso, l’elasticità del passato è stata cancellata in nome della chiarezza.

Cedolare secca, nuove regole (Pixabay) Newsecologia.it

Come rimediare a errori e omissioni: la soluzione

Il legislatore, però, non ha chiuso tutte le porte. Una novità importante riguarda la dichiarazione integrativa. In passato chi si accorgeva dell’errore rischiava un raddoppio della sanzione: oggi, invece, la multa è pari al 50% delle imposte dovute. Un incentivo a correggersi prima che arrivi un accertamento. Resta però un aspetto delicato: la registrazione del contratto. Senza quella, la posizione fiscale non è in regola. In questo caso entra in gioco il ravvedimento operoso, che consente di sanare la situazione pagando una percentuale crescente a seconda del ritardo: dal 6% se si rimedia entro 30 giorni, fino al 24% se la correzione arriva dopo una contestazione ufficiale.

La cedolare secca rimane uno strumento vantaggioso, ma il 2025 dimostra che non ammette leggerezze. Gli affitti non registrati regolarmente, vengono colpiti con decisione, mentre chi corregge spontaneamente trova regole più miti. L’Agenzia delle Entrate può controllare fino a cinque anni indietro: ignorare il problema non conviene. In un contesto fiscale sempre più attento, la regolarità è la vera assicurazione contro sanzioni che possono trasformarsi in un salasso.

Published by
Barbara Guarini