Barriere antirumore vicino alle case: la distanza minima da rispettare secondo la legge

Barriere antirumore
Barriere antirumore (canva) Newsecologia.it

Le barriere antirumore proteggono dal traffico, ma a quale distanza vanno installate dalle abitazioni? La normativa.

Chi abita vicino a strade o ferrovie conosce bene il disagio del rumore costante.

Le barriere antirumore rappresentano una delle soluzioni più diffuse per ridurre l’inquinamento acustico e tutelare la qualità della vita.

Ma cosa accade quando questi pannelli vengono collocati troppo vicino alle abitazioni?

Esiste una regola precisa per stabilire le distanze minime da rispettare, oppure si tratta di un terreno grigio della normativa urbanistica.

Pannelli stradali: le regole generali sulle distanze

Le barriere antirumore sono progettate per ridurre l’impatto del traffico veicolare o ferroviario sui centri abitati, salvaguardando la salute dei cittadini. La loro funzione principale è quella di contenere il rumore, ma la loro installazione può sollevare dubbi e contestazioni, soprattutto quando sorgono in prossimità di edifici privati. La normativa specifica in materia di barriere acustiche regola soprattutto le caratteristiche tecniche che queste strutture devono rispettare per assolvere al loro compito: altezza, materiali, trasparenza e capacità di isolamento acustico. Tuttavia, non esiste una disciplina dettagliata che stabilisca espressamente la distanza minima di collocazione dalle abitazioni.

In assenza di indicazioni precise, entrano in gioco le norme generali del Codice civile sulle distanze tra costruzioni. L’articolo 873, in particolare, prevede che tra edifici su fondi confinanti debba essere rispettata una distanza minima di tre metri, salvo che i regolamenti locali fissino limiti più ampi. È proprio questo il punto che lega le barriere antirumore alle regole edilizie comuni.

Barriere antirumore
Barriere antirumore (canva) Newsecologia.it

Quando le barriere antirumore sono considerate costruzioni

Nonostante non siano edifici abitabili, le barriere antirumore rientrano nella nozione di costruzione ogni volta che presentano caratteristiche di stabilità, consistenza e un impatto visibile sul suolo. In altre parole, non conta la destinazione d’uso, ma la capacità del manufatto di incidere sul godimento della proprietà altrui. Se installate a ridosso delle abitazioni, queste strutture possono infatti creare intercapedini, limitare la visuale o modificare la salubrità dell’ambiente circostante. Per questo motivo, nella valutazione delle distanze non si guarda solo all’edificio in senso stretto, ma a qualsiasi manufatto stabile capace di alterare le condizioni di luce, aria o sicurezza.

La regola pratica, dunque, è che anche i pannelli antirumore devono rispettare le distanze legali minime previste dall’articolo 873 del Codice civile o dai regolamenti edilizi comunali più restrittivi. Laddove il Comune abbia stabilito norme più rigide, queste prevalgono sulla regola generale dei tre metri. La questione si inserisce in un contesto più ampio di equilibrio tra interesse pubblico e tutela dei privati: da un lato la necessità di proteggere i cittadini dal rumore del traffico, dall’altro il rispetto dei diritti di chi vive accanto a queste infrastrutture. Un equilibrio che rende sempre attuale il dibattito su come installare barriere utili senza trasformarle in nuove fonti di conflitto urbanistico.