Acqua: in questo discount trovi la prima in classifica | La migliore viene snobbata

Un’indagine rivela tracce di TFA in molte acque minerali italiane. Ecco le marche senza contaminanti e la replica dei produttori.
L’acqua minerale è un’abitudine quotidiana per milioni di italiani, sinonimo di purezza e sicurezza.
Eppure, recenti analisi hanno sollevato interrogativi su possibili contaminazioni chimiche.
Altroconsumo ha messo sotto la lente 21 etichette diffuse in Italia, individuando sostanze appartenenti ai cosiddetti “inquinanti eterni”.
La ricerca ha aperto un dibattito acceso tra chi chiede limiti più severi e chi difende la qualità del settore.
Una risorsa preziosa che deve restare sicura
L’uso delle bottiglie di plastica per l’acqua, è un’abitudine ormai consolidata e associata al messaggio di garanzia di qualità e controlli rigorosi. La tradizione italiana, ricca di fonti e sorgenti naturali, ha fatto di questo prodotto un simbolo del made in Italy alimentare. Tuttavia, la crescente attenzione per la salute e l’ambiente sta portando consumatori e istituzioni a osservare con maggiore scrupolo la composizione delle acque confezionate.
Tra le sostanze che preoccupano maggiormente rientrano i PFAS, composti chimici di origine industriale caratterizzati da una persistenza ambientale elevata. L’acido trifluoroacetico (TFA), una delle loro derivazioni, può arrivare nelle falde attraverso processi agricoli e industriali. Il problema, come dicono gli esperti di settore, è che si tratta di molecole che si accumulano e possono entrare nella catena alimentare.

I risultati del test e il confronto con le aziende
L’indagine di Altroconsumo ha rilevato che 18 delle 21 marche esaminate contenevano tracce di TFA, con sole tre eccezioni: Blues Sant’Antonio (Eurospin), Conad Valpura e San Benedetto Eco Green Benedicta. La prima si è aggiudicata il titolo di “Migliore del Test” e “Miglior Acquisto” grazie a un punteggio di 71/100, seguita da S. Bernardo, Vera e le altre citate. Alcune etichette note, invece, sono risultate penalizzate dalla presenza di TFA o da livelli di arsenico, come Levissima e Fiuggi. Altroconsumo ha chiesto di fissare un limite specifico per il TFA nelle acque minerali, vietare l’uso dei PFAS e mantenere l’attuale soglia per i PFAS totali (500 ng/l). Secondo l’associazione, si tratta di una misura necessaria per proteggere i consumatori in attesa di maggiori evidenze scientifiche, attese dall’EFSA entro il 2026.
La replica delle aziende, attraverso la Federazione Mineracqua, non si è fatta attendere. L’associazione ha contestato l’allarmismo, ribadendo che in Italia non esistono limiti per il TFA nelle acque potabili e che i controlli da parte di ASL, ARPA e università sono costanti e rigorosi. Mineracqua ha inoltre sottolineato che i valori di metalli e nitrati riscontrati rientrano nei parametri di legge e, in molti casi, derivano da processi naturali e non da contaminazioni industriali.