Gli italiani spendono sempre di più per il benessere dei loro animali. Come cambia la Pet Economy tra servizi, innovazione e nuovi bisogni.
Non sono più solo animali da compagnia: oggi cani e gatti sono veri e propri membri della famiglia.
Giustamente trattati con cure e attenzioni pari, a volte superiori, di quelle riservate agli esseri umani.
E con questo cambio di prospettiva, anche il portafoglio si adegua. In Italia, la spesa media per un animale domestico ha raggiunto cifre sorprendenti, trainata da nuovi trend, tecnologie e servizi su misura.
Una rivoluzione silenziosa che parla di affetto, ma anche di business.
Il modo in cui ci prendiamo cura dei nostri animali è cambiato radicalmente. Non basta più una ciotola di crocchette qualsiasi o una visita saltuaria dal veterinario. Sempre più persone si rivolgono a servizi professionali per la toelettatura, a nutrizionisti per animali, e persino a fisioterapisti specializzati per migliorare la qualità di vita del proprio compagno a quattro zampe.
In parallelo, il mercato ha risposto con una vera e propria esplosione di offerte sempre più raffinate: mangimi tailor-made, giochi interattivi, collari GPS e mangiatoie smart che si controllano da remoto. Non è solo una questione di status, ma un segnale concreto di quanto sia cresciuta la consapevolezza del benessere animale. Chi possiede un pet oggi tende a informarsi, cerca prodotti naturali, evita alimenti industriali e sceglie con cura ogni dettaglio. Una tendenza che ha conseguenze dirette anche sul piano economico e produttivo.
Secondo i dati di Unioncamere e InfoCamere, il settore degli animali domestici ha conosciuto una trasformazione profonda negli ultimi dieci anni. Oggi in Italia si contano quasi 27.000 imprese attive nel comparto, ma la vera crescita riguarda i servizi. Le attività legate alla cura e al benessere degli animali sono aumentate del 90,1%, mentre calano quelle legate al commercio e all’allevamento. Crescono del 39,4% anche i servizi veterinari, segno che gli italiani non si limitano più a “possedere” un animale, ma lo considerano parte integrante della propria vita.
La Lombardia guida la classifica per numero di imprese (3.860), seguita da Campania e Lazio. Al Nord si concentra la maggior parte dei servizi specialistici, mentre il Sud si distingue per il commercio al dettaglio. Interessante anche la crescita del settore alimentare per animali, aumentato del 28% in soli cinque anni, con un’offerta sempre più orientata alla qualità e alla personalizzazione. In sintesi, la Pet Economy italiana non è più solo un segmento di nicchia, ma un ecosistema complesso e in continua espansione.