Famiglia in estate: come sopravvivere per 3 mesi con le scuole chiuse | Figli a casa, genitori a lavoro, soluzioni

Famiglia felice
Famiglia felice (Canva) Newsecologia.it


Scuole chiuse, figli a casa, genitori al lavoro: l’estate dura 3 mesi e non tutti possono permettersela. Le soluzioni.

Le scuole chiudono, ma per i genitori il tempo non si ferma. Tre mesi da riempire, organizzare, affrontare.

Con i figli a casa e le ferie che non bastano, l’estate si trasforma in una corsa a ostacoli.

E mentre il calendario scolastico tace, la vita continua, tra incastri, spese impreviste e soluzioni improvvisate.

Ma c’è un problema più profondo dietro tutto questo, e riguarda l’equilibrio – o meglio, il suo fragile surrogato – tra famiglia e lavoro.

L’estate più lunga d’Europa: quando la scuola chiude e il sistema scompare

Il 6 giugno, con l’ultima campanella, inizia per milioni di famiglie italiane un periodo tutt’altro che spensierato. Quattordici settimane senza scuola: il vuoto più lungo d’Europa. Mentre in altri Paesi le vacanze durano al massimo due mesi, in Italia la chiusura estiva si estende ben oltre, lasciando i genitori soli a gestire i figli nel tempo più complicato dell’anno.

Chi lavora a tempo pieno cerca di incastrare ferie, permessi e turni impossibili. Chi ha un impiego più flessibile, spesso rinuncia a lavorare pur di garantire una presenza a casa. La realtà, però, è che a pagare il prezzo più alto sono soprattutto le madri, che ancora oggi si fanno carico, quasi sempre in solitaria, dell’organizzazione estiva. Il problema non è solo familiare, è strutturale: manca un sistema pubblico capace di accompagnare i bambini durante l’estate, come fa la scuola durante il resto dell’anno. Il risultato è una gestione lasciata alla creatività, e alle possibilità, delle singole famiglie.

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Centri estivi sempre più cari e disuguali: chi può permettersi l’estate?

I centri estivi, un tempo alternativa opzionale, sono oggi diventati una necessità. Ma non per tutti. Una recente indagine ha mostrato che il costo medio settimanale di un centro a tempo pieno supera i 170 euro. Se un figlio frequenta per otto settimane, la spesa supera i 1.300 euro. Con due figli, si raddoppia. E gli sconti? Pochi, e spesso irrisori.

A Milano si arriva a sfiorare i 230 euro a settimana, quasi il doppio rispetto a Bari. Il Nord guida la classifica dei rincari, seguito da Centro e Sud. Il divario non è solo economico, ma anche qualitativo: l’accesso al centro estivo giusto dipende da dove vivi, quanto guadagni e che rete familiare puoi attivare. A peggiorare le cose, il fatto che solo il 70% dei centri offra la mensa: per il resto, serve portarsi il pranzo da casa o pagare un extra. Il risultato è un’estate fatta di conti, compromessi e selezioni dolorose.

Esiste un aiuto, ma non per tutti: il Bonus Centri Estivi dell’Inps, riservato a dipendenti pubblici, può coprire parzialmente le spese. Ma ha limiti, vincoli e una durata che raramente coincide con il calendario reale delle famiglie. Questa estate, come ogni anno, migliaia di famiglie faranno miracoli per tenere insieme tutto. Ma a lungo andare, non basta più arrangiarsi: servono politiche nuove, strutture accessibili e un’estate che sia davvero, per tutti, un tempo di crescita e respiro.