Bonus mamme: stangata per molte lavoratrici | La verità su quanto diminuisce

Mamma lavoratrice
Mamma lavoratrice (Depositphotos)-newsecologia.it

Per sostenere gli sforzi delle mamme lavoratrici, il Governo ha messo a punto un bonus, che pur offrendo un valido aiuto potrebbe avere qualche limite.

Diciamo la verità, essere mamma e contemporaneamente lavoratrice, è quasi un’impresa da supereroi. Le donne, da sempre devono dividersi, o forse sarebbe meglio dire devono unire, queste due, e molte più cose da fare durante le loro giornate. Quello di cui necessitano è sicuramente di strumenti capaci di sostenerle nella quotidianità.

Il Governo, tra le misure ad hoc per mamme in carriera, ha pensato al bonus mamme lavoratrici appunto, dedicato a coloro che lavorano a tempo indeterminato, dei settori pubblico e privato (anche quello agricolo) con almeno a carico due figli, questo sostegno prevede un esonero contributivo previdenziale fino a un limite massimo di 3 mila euro all’anno.

Le modalità di domanda sono due, tramite il datore di lavoro o con un’autodichiarazione Inps. Per le mamme lavoratrici che hanno due figli, il bonus mamme è in sperimentazione per tutto l’arco dell’anno 2024 e fino al compimento di 10 anni di età del figlio minore. Per quelle con a carico almeno tre figli, il bonus è previsto dall’inizio del 2024 sino alla fine del 2026, e il limite massimo è quando il figlio minore compie 18 anni d’età.

Bonus mamme lavoratrici: requisiti e limiti del sostegno

Ci sono però dei limiti, purtroppo alcune categorie di mamme lavoratrici e di conseguenza anche contribuenti rimangono escluse, per esempio quelle con un unico figlio a carico o quelle professioniste che lavorano con partita Iva o contratti di collaborazione, ma anche le lavoratrici come colf e badanti.

A fare luce sul bonus mamme lavoratrice è un’analisi Fisac Cigl pubblicata sul Corriere della Sera che evidenzia un probabile fatto molto importante: quello che dovrebbe essere il reale esonero dei contributi apportato dal bonus, che dipende dal valore del reddito, va dal 2,19% al 3,19% per un limite massimo di 250 euro mensili, all’atto pratico non significherebbe poi un vero e proprio aumento della retribuzione.

Mamme tra lavoro e figli
Mamme tra lavoro e figli (Depositphotos)-newsecologia.it

Un valido aiuto ma con qualche limite: l’analisi

Tutto questo comporterebbe delle conseguenze inevitabili. Prima fra tutte l’aumento dell’imponibile fiscale e dunque del valore dell’Irpef, da pagare per via della riduzione delle ritenute previdenziali sullo stipendio.  Nello specifico l’aumentare del reddito lordo, comparta conseguentemente anche l’aumentare del valore dell’ISEE, che è un importante requisito richiesto per accedere a vari contributi.

Una di queste, il calcolo del valore dell’assegno unico. Si tratta infatti di una di quelle misure che potrebbe vedersi ridotta di fronte a una situazione del genere. Nello specifico con l’esonero contributivo delle lavoratrici mamme che può essere sia parziale sia totale, altri sostegni statali possono ridursi o scomparire.