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Superbonus 2023, cambiano i requisiti | Per averlo devi fare attenzione: clausola incomprensibile

A proposito del Superbonus, cambiano i requisiti per il 2023. Si faccia pertanto attenzione, poiché è stata introdotta una clausola incomprensibile. 

La nota agevolazione edilizia ha ora dei caratteri più stringenti. Essa è scesa dal 110 al 90% per il 2023 e vi sono degli interrogativi non chiari sulla sua relativa applicazione.

Il nuovo bonus edilizio 2023: quali sono i dubbi in materia? – newsecologia.it

I punti chiari sono che bisogna far riferimento alla propria abitazione di residenza e si debba essere in possesso di un Isee che non superi i 15.000 euro di soglia. Vediamo il tutto più nel dettaglio.

I dubbi connessi al Superbonus

Se da un lato è chiaro che il richiedente debba essere titolare del diritto di proprietà, o in alternativa del diritto reale di godimento sull’immobile oggetto dei lavori, è anche vero che sorge un dubbio interpretativo al riguardo. Chiarito il primo punto, e chiarito anche che debba trattarsi di abitazione principale, non è ancora chiarito come la destinazione medesima d’abitazione principale debba considerarsi, se prima o dopo i lavori.

Il provvedimento non lo specifica. Si dovrà trattare di abitazione principale prima che i lavori abbiano inizio? O va bene anche su case che diverranno abitazione principale solo in seguito ai lavori? Inoltre, vi è un altro punto. I lavori che prevedrebbero demolizione e ricostruzione, anch’essi in teoria dovrebbero essere supportati dal Superbonus. Ma gli stessi indurrebbero comunque il trasferimento di residenza del proprietario, seppur su base temporanea.

Tra i dubbi, altresì quelli per la determinazione del reddito – newsecologia.it

Il fatto che durante i lavori il proprietario non sia più residente in quell’immobile, ha rilevanza? Esclude il diritto ad accedere al Superbonus? Oppure si dovrebbe considerare il cambio temporaneo di residenza come una condizione legittima, ai fini dell’ottenimento? Sono tutti interrogativi che non contemplano una risposta diretta dal testo del provvedimento.

Il reddito richiesto crea un effetto paradossale. Incentiva infatti chi non ha mezzi per intromettersi in una simile impresa ed esclude chi di suo avrebbe già delle disponibilità economiche considerevoli per intraprendere lavori del genere, seppur nella necessità di un aiuto complementare. Inoltre, per la determinazione del medesimo, si effettua ricorso al nuovo quoziente familiare.

Esso è la somma complessiva nella quale determinare la presenza del coniuge all’interno del nucleo. In altri termini si basa sul rapporto tra la sommatoria dei redditi dei coniugi e il numero dei componenti il nucleo familiare. A prescindere che sia stato a carico fiscale del richiedente nel 2022. Potrebbe anche essere il contrario.

Incideranno anche gli altri familiari a carico nel nucleo, non assumendo importanza se essi siano a carico del richiedente, dell’altro coniuge o di entrambi. Vi sono da considerare altresì i figli inferiori ai 21 anni d’età per i quali ricorrevano i requisiti di reddito nell’anno che precede il sostenimento della spesa. Ma che, per via dell’assegno unico, questi requisiti non hanno dato luogo all’effettiva detrazione fiscale. Dunque, come comportarsi? Servirebbe maggiore chiarezza.

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Michele De Luca