Energie rinnovabili in Europa: gli Stati orientali rallentano l’utilizzo

L’Europa sudorientale e orientale, compreso il Caucaso meridionale e l’Asia centrale, godono di una buona dose di strumenti per lo sviluppo di tecnologie che possano sfruttare le energie rinnovabili. Se nel 2015 e nel 2016 la regione ha aggiunto poco più di 2 gigawatt (GW) di nuove capacità di energia rinnovabile, per contro, la Germania ha installato 5 GW di energia eolica onshore solo nel 2016.

Questo lento progresso è il risultato di molteplici ostacoli che rendono estremamente impegnativo l’investimento in energia verde. Cosa aspettarsi dunque?

La situazione europea d’insieme

La maggior parte dei paesi della regione ha ereditato l’infrastruttura di approvvigionamento energetico dall’era sovietica, dove regna incontrastato un regime di monopolio, dove però le strutture di generazione su larga scala appaiano di gran lunga inefficienti.

La centralizzazione del settore dell’energia da combustibili fossili rende la situazione molto meno agevole rispetto alle energie rinnovabili decentralizzate.

In molti casi, i funzionari governativi hanno un interesse acquisito nelle strutture aziendali esistenti, senza alcun interesse a cambiare lo status quo. In pratica, detto più semplicemente, ignorano l’esigenza di utilizzo dell’energia rinnovabile, nonostante i mezzi e i presupposti per la sua produzione.

Sovvenzioni ai combustibili fossili e all’energia nucleare

L’erogazione di sussidi per i combustibili fossili e l’energia nucleare e le tariffe artificialmente basse in tutta la regione riducono significativamente la competitività delle energie rinnovabili e scoraggiano gli investimenti.

La percentuale di sovvenzioni per combustibili fossili e energia nucleare rispetto al PIL di quei Paesi è una delle più alte del mondo, con il 61% in Ucraina ad esempio, il 37% in Bosnia-Erzegovina e il 35% in Serbia.

Sebbene alcuni Paesi abbiano iniziato ad affrontare il problema, i prezzi dell’elettricità per le famiglie nella regione sono molto alti rispetto alla media UE di 0,2 € per kWh, che vanno da 0,1 € in Montenegro, 0,04 in Russia e Ucraina a 0,009 EUR per kWh in Kirghizistan.

L’aumento delle tariffe è un argomento molto delicato per la popolazione, ma l’eliminazione dei sussidi per i combustibili fossili, combinata con un’assistenza sociale mirata e meccanismi di compensazione, libererebbe risorse finanziarie per un sostegno mirato a gruppi sociali vulnerabili nonché per l’assistenza sanitaria e l’efficienza energetica.

La situazione di oggi e le prospettive di domani

Attualmente, la regione rimane estremamente dipendente dall’uso dei combustibili fossili e del nucleare nella sua fornitura totale di energia primaria.

Quadri regolatori instabili, complesse procedure amministrative e regolamenti sui permessi e le licenze, che portano a lunghi periodi di sviluppo del progetto e costi di transazione aggiuntivi, determinano un clima insicuro negli investimenti. Ciò si traduce in costi elevati di capitale per la tecnologia delle energie rinnovabili.

Di conseguenza, quasi tutti i recenti progetti di energia rinnovabile su vasta scala – parchi solari e eolici in Kazakhstan e parchi eolici in Georgia e Serbia, tra gli altri – sarebbero possibili solo con il sostegno finanziario e le garanzie della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (BERS). Un sostegno che ad oggi non pare sia destinato ad arrivare.