Impronta ecologica: cos’è e come avviene il calcolo

Da quando l’uomo vive sulla Terra molti sono stati i suoi progressi tecnologici e sociali. Le invenzioni hanno portato spesso alla creazione e lavorazioni di materiali, che a lungo andare possono finire nella spazzatura. Questa continua produzione di rifiuti ha tuttavia compromesso la porta ambientale ed ecologica.

L’uomo è ben consapevole di quanto l’ecosistema si stia consumando male e troppo velocemente anche se non ha ancora trovato un meccanismo ideale per gestire un fenomeno tanto particolare. In tal senso, dinanzi ad un simile problema, si dovrebbe trovare una soluzione che possa spingere al non sfruttamento delle risorse naturali, prestando la massima attenzione sia al presente che al futuro.

In una simile prospettiva interviene l’impronta ecologica, ideata dall’uomo per stabilire tutto quello che viene consumato in rapporto alla terra.

Il timore legato alle risorse ecologiche e al loro sfruttamento

Una delle prime preoccupazioni più grandi si lega al fatto che a lungo andare le risorse della terra stiano andando a finire. Questo vuol dire che in mancanza di una soluzione il pianeta Terra finirebbe alle generazioni future in pessime condizioni. Questo perché esso è composto di strumenti e processi atti allo smaltimento e all’assorbimento di agenti inquinanti che tuttavia ormai non funzionano più.

L’utilizzo da parte dell’uomo ha raggiunto livelli talmente alti che, o grazie al suo ingegno sopperisce alle mancanze naturali, o la soluzione non è delle migliori.

Impronta ecologica: ecco cos’è

In un simile quadro, tanto particolare e negativo, si giunge al concetto di impronta ecologica. Essa indica un valore attraverso cui si stabilisce il rapporto del consumo umano commisurato alla capacità della Terra di fare fronte ad un simile produttivo di rifiuti (e il suo relativo consumo).

Se nel corso degli anni la mente umana è andata alla ricerca di modi per spiegare simili fenomeni, oggi invece l’intento è quello di far emergere delle soluzioni alternative che possano salvare il pianeta. Il ragionamento che viene fatto non è più in funzione dell’uomo e della sua incolumità quanto piuttosto dei suoi consumi e fenomeni, del suo spreco sulla Terra e del sostegno ad un suo specifico stile di vita.

Il calcolo dell’impronta

Detto in termini più semplici, attraverso l’impronta ecologica si può eseguire un calcolo dello spazio di terra che occorre ad un individuo (o un insieme di individui come nel caso di una città o di una nazione) per l’utilizzo in maniera sana e sostenibile dalla natura delle risorse che egli consuma. Per calcolare l’impronta ecologica si possono usare cinque diversi elementi: abitazioni, alimenti, beni di consumo, servizi e infine trasporti.

Si tratta di categorie che, non a caso, hanno una loro impronta sul consumo e sull’impatto ambientale: per consumare un tot di pesce, ad esempio, si necessita di un tot di metri quadri atti a produrre e mantenere questi specifici beni. Il tutto considerando anche l’importanza dello smaltimento dei rifiuti prodotti. Tale calcolo varia in base alla categoria e si prende in considerazione tutta la quantità di energia necessaria per giungere alla realizzazione finale di quel bene o servizio

Dopo fatto ciò ci si ricollega ad un valore proporzionale (su scala internazionale) che ha il compito di stabilire la quantità di spazio necessaria per produrre biomassa da parte di un singolo individuo o di una comunità. In tal modo si ottengono dei dati analizzabili e confrontabili da cui ricavare tutte quelle strategie e politiche che riducono i consumi ingiustificati e rendono più valida, migliore per intenderci, la qualità dell’ambiente.

Grazie all’impronta ecologica, si possono analizzare tutti quei problemi legati all’ambiente e troppo spesso presi sottogamba. Questo perché spesso si pensa che non siano problematiche che incidano su interessi personali.